COVID-19: Ad Ottobre la Seconda Ondata?
La pandemia da Covid-19 è ancora realtà, seppur in misura più blanda rispetto agli scorsi mesi per quanto concerne l’Italia. La situazione potrebbe però peggiorare, stando agli esperti, con l’arrivo dell’autunno: ecco perciò tutto quello che serve sapere sulla possibile seconda ondata di Coronavirus.
Un virus globale già in circolazione da tempo
Molti pensano che tutto abbia avuto inizio nel dicembre del 2019 in Cina.
Eppure ci ha pensato l’Università di Harvard a certificare che il Covid-19 fosse presente nel paese già ad ottobre.
Per i ricercatori dell’istituto qualcosa di strano si iniziò a percepire a Wuhan già nei mesi autunnali dello scorso anno. In particolare, dal mese di agosto ci fu un incremento delle persone ospedalizzate per severi disturbi respiratori. Le immagini satellitari hanno permesso di avere una visione dall’alto del parcheggio dell’ospedale della città cinese e, messe a confronto con quelle dello stesso periodo degli anni precedenti, si nota come l’affluenza sia decisamente maggiore. Inoltre le ricerche online sono state considerate come elementi importanti nel capire che effettivamente il Coronavirus era presente già ad ottobre, come racconta questo articolo di Euronews.
Online molte persone cercavano parole come “diarrea” e “tosse” che sono state fino alla fine del 2019 tra le parole più ricercate sui motori di ricerca. Segno dunque che si trattava già di un primo picco epidemiologico.
Una seconda ondata autunnale: cosa c’è di vero?
La paura in Italia imperversa in merito al rischio di una seconda ondata di Covid-19. In teoria gli scenari potrebbero essere due secondo Massimo Galli, primario di Malattie Infettive all’Ospedale Sacco.
Il primo prevederebbe una seconda ondata a breve termine e un ritorno dell’epidemia in forma simile a quella del virus influenzale.
Nel primo caso sembra difficile pensare che si possa realizzare una situazione simile in quanto il distanziamento sociale e le misure adottate stanno aiutando ad evitare una circolazione effettiva del virus.
Oltre a dover considerare, secondo l’esperto, che le persone che sono uscite dal lockdown con il virus nel proprio organismo hanno una forma non più trasmissibile e perciò con un’azione del sistema immunitario più decisa.
Parlare quindi della seconda ipotesi potrebbe essere corretto dato che il virus potrebbe comunque trasmettersi da un paese all’altro anche in base al cambiamento delle condizioni climatiche ed ambientali.
Il tutto precisando che del virus non si sa ancora tutto quello che serve, per cui sono comunque necessarie misure di prevenzione fondamentali per la salute di tutti.
Le abitudini da mantenere anche dopo il lockdown
L’esperienza della quarantena per molti è servita per imparare ad essere più responsabili non solo verso sé stessi, ma anche nei confronti degli altri. Ecco perché nei prossimi mesi è auspicabile un mantenimento di quelle abitudini che potrebbero permettere di limitare la diffusione del virus.
A partire dalla distanza sociale di almeno un metro all’aperto che può aumentare fino ad oltre un metro e mezzo in caso di più persone in spazi chiusi. Oltre a dover sottolineare che probabilmente nei prossimi mesi la mascherina tornerà ad essere obbligatoria per prevenire la diffusione del virus mediante i droplets, ovvero le goccioline emesse da naso e bocca.
Finendo anche con lo smart working che sarà una delle risorse sfruttate dalle aziende per evitare il sovraffollamento degli uffici. Negli ultimi mesi tante sono le aziende di svariati settori che hanno visto incrementare questa modalità di lavoro che ha anche dato ottimi risultati.
In alcuni settori, la gestione informatizzata delle pratiche e dei compiti amministrativi ha permesso di ottenere miglioramenti notevoli, e non solamente per arginare il COVID-19, ma in generale per la gestione del cliente, come racconta questo articolo di Gipo su un argomento molto delicato, la sanità.
Infatti, appare scontato che la gestione più accurata di questo tipo di aspetti possa portare benefici non solo in ottica sanitaria, ma anche e soprattutto di prevenzione per quegli ambienti particolarmente proni al generare assembramenti, come appunto gli studi medici, ma anche le banche o gli uffici postali.
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