Perché andare dallo psicologo?
L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Coronavirus rischia di incidere in modo sempre più forte sulla salute mentale delle persone, andando ad aggravare una situazione già preoccupante. Ansia, depressione, attacchi di panico, sono questi i disturbi più frequenti, la cui diffusione è stata ed è accentuata dalla situazione che tutti stiamo vivendo.
Come riportato in un articolo pubblicato su L’Espresso, tra il 19 marzo e il 5 aprile 2020, l’Università di Torino ha coordinato due studi per indagare la presenza di sintomi depressivi e da stress post-traumatico nella popolazione italiana in relazione alla propagazione del Covid-19.
I risultati del primo studio, pubblicati su The Canadian Journal of Psychiatry, parlano chiaro, evidenziando come il 69% degli italiani sperimenta sintomi di ansia mentre almeno il 31% manifesta sintomi depressivi clinicamente rilevanti. La paura della malattia e l’incapacità di comprendere come avvenga il contagio, il senso di impotenza per non poter proteggere i propri cari, il lutto, la solitudine imposta a causa del lockdown, la precarietà dovuta alla crisi economica: sono tutti fattori fortemente stressanti che accentuano e fanno esplodere il disagio.
In una situazione del genere, appare sempre più evidente quanto siano importanti ed essenziali i professionisti della salute mentale. Eppure, ancora oggi, esistono molteplici pregiudizi riguardo figure come lo psicologo e lo psicoterapeuta.
Credenze dure a morire, che spesso impediscono di intraprendere serenamente un percorso di cui si avrebbe bisogno o che potrebbe portare grandi benefici in termini di benessere personale.
Miti e pregiudizi sullo psicologo
Uno dei pregiudizi più diffusi e radicati è quello che vede lo psicologo come il medico dei pazzi. Qualcuno da cui vanno soltanto le persone che sono completamente fuori di testa. Tanto che, quando si suggerisce a qualcuno di provare ad avere un colloquio con un psicologo, spesso ci si sente rispondere: “Mica sono matto io!”.
In realtà, però, come spiegato in un video del dottor Manuel Mancini, psicologo a Roma Eur, scegliere di andare dallo psicologo non ha nulla a che vedere con la pazzia, anzi. È una scelta del tutto sana, che denota la volontà di cercare un supporto qualificato per uscire da una situazione problematica. Magari si sta attraversando un periodo della propria vita particolarmente stressante oppure ci si trova a dover affrontare un evento traumatico come un lutto, l’interruzione di un rapporto importante, la perdita del lavoro.
Esistono tante situazioni che possono gravarci interiormente.
Ma si può andare dallo psicologo anche quando si sta bene. Non è detto, infatti, che il supporto psicologico serva per alleviare un disturbo. Talvolta, chi si rivolge a uno psicologo o a uno psicoterapeuta vuole favorire la propria crescita personale e interiore, raggiungendo un superiore livello di consapevolezza di sé. Andare in terapia consente di conoscersi meglio, guardarsi dentro, esplorare le proprie luce e le ombre, imparare ad accettarsi e acquisire anche gli strumenti per cambiare e migliorarsi.
Arriviamo così al secondo mito da sfatare. Lo psicologo non è un mago né tantomeno un santone. Cosa significa questo? Che non si può andare dallo psicologo con l’idea che sarà lui a guarirci e a farci stare meglio.
Si tratta di un’aspettativa piuttosto irrealistica e che parte da presupposti completamente sbagliati.
Lo psicologo, infatti, non ha formule magiche, tecniche o ricette segrete da poter prescrivere per far svanire tutti i problemi in un solo colpo. Per raggiungere il benessere psicologico occorre essere pronti a impegnarsi attivamente, senza delegare all’altro. Lo psicologo è lì per aiutarci e darci sostegno, non per fare il lavoro al posto nostro. Non può indicarci la direzione o prendere decisioni per noi.
Un’altra falsa credenza da confutare: non c’è bisogno dello psicologo, se ho un problema ne parlo con un amico o con mio marito/mia moglie. È un tipo di pregiudizio che fa il paio con un’altra affermazione piuttosto diffusa, quella secondo la quale “siamo tutti un po’ psicologi”. In realtà, però, c’è un’enorme differenza tra la chiacchierata con l’amico fraterno e il colloquio con un professionista.
Lo psicologo è chiamato ad ascoltare in modo empatico il paziente, senza preconcetti di sorta, evitando in ogni modo il giudizio nei suoi confronti. Inoltre, il professionista non è coinvolto emotivamente con il paziente, quindi può aiutarlo a osservare la sua situazione da un altro punto di vista.
Alcuni buoni motivi per andare dallo psicologo
Sgombrato il campo da pregiudizi e aspettative falsate, è arrivato il momento di evidenziare alcuni buoni motivi per andare dallo psicologo.
- Per concedersi del tempo per prendersi cura di sé
Innanzitutto, andare dallo psicologo significa concedersi uno spazio e del tempo per prendersi cura di sé stessi. Così come teniamo alla nostra salute fisica che manteniamo e miglioriamo grazie a un’alimentazione attenta e bilanciata e all’attività sportiva, dovremmo imparare a dedicare altrettante attenzioni al nostro mondo interiore e alle nostre emozioni.
- Per alleviare la sofferenza e vedere i problemi da un altro punto di vista
Parlare con lo psicologo consente di apprendere tecniche e strategie per alleviare il nostro malessere. Ma non solo. Attraverso lo scambio e il dialogo, si riesce a comprendere anche la natura del disagio, le sue cause celate e i motivi per cui si è manifestato in un determinato periodo della nostra vita. Per esempio, se soffriamo di una forte ansia, portare questo problema nella stanza dello psicologo e poterne parlare liberamente, non soltanto ci dà la possibilità di allentare la tensione e provare una sensazione di sollievo, ma anche di capire le radici di quell’ansia, i motivi della sua emersione.
- Per scoprire risorse inaspettate
Un colloquio con uno psicologo o un percorso di psicoterapia può rivelarci a noi stessi e aiutarci non soltanto a superare la sofferenza legata a diversi disturbi (ansia, attacchi di panico, depressione), ma anche a scoprire in noi stessi risorse preziose e potenzialità inesplorate.
- Per conoscersi meglio
Celiamo a noi stessi molte parti di noi, ci sono aspetti che rifiutiamo o semplicemente non vediamo perché non ci diamo il tempo di approfondire. Durante una seduta con lo psicologo o il terapeuta possiamo concederci di esplorare anche quelle parti di noi che non approviamo o accettiamo per provare a riconciliarci con esse. Possiamo entrare in contatto con sentimenti, emozioni e vissuti che restano sotto la superficie.
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